La situazione olivicola Italiana, un settore dell’agroalimentare che sta reagendo agli eventi…

Un immenso oliveto, esteso per oltre un milione di ettari dalla Sicilia alle Prealpi ...

Costituisce da secoli uno dei caratteri distintivi del paesaggio agrario italiano: nessun altro Paese del Mediterraneo può vantare tante varietà, tanti diversi ambienti e adattamenti locali. Il merito di questa straordinaria diffusione va all’instancabile opera di generazioni di contadini che hanno saputo acclimatare l’olivo in quasi tutto il territorio nazionale. Legata all’olivo e all’olio, si è sviluppata un’economia fatta di complessi rapporti tra olivicoltori, frantoiani e mercanti, capace di “segnare” il territorio, di determinare usanze e comportamenti, di costruire attraverso i secoli una civiltà dell’olivo giunta quasi inalterata fino ai giorni nostri.

Dopo l’annus horribilis 2019 tutti i produttori del nord Italia si aspettavano, per il 2020, l’annus mirabilis, anche se, per scaramanzia, evitavano di dirlo.Le aspettative, dopo la catastrofe della precedente annata olivicola erano alte e l’andamento climatico e agronomico primaverile facevano sicuramente presagire cose eccellenti. Olio Nord Italia 2021. Certo quanto stava accadendo attorno non aiutava la positività (mai parola fu più evitata e, in parte lo è ancora) e favoriva, invece, riflessioni su quanto l’uomo poteva avere influito sulla diffusione della pandemia che, agli inizi del 2020, aveva iniziato a progredire, inizialmente strisciando e poi, via via, più marcatamente costringendo intere regioni e, poi, una nazione intera, a chiudersi.

Il legame tra pandemia e salute dell’ambiente

Quanto l’emergenza climatica e l’inquinamento potevano aver influito sulla diffusione di un virus che, almeno inizialmente, pareva colpire solo le inquinate regioni del Nord Italia? Tutto questo pareva, paradossalmente, aver anche portato con sé qualcosa di straordinario di cui, negli ultimi anni, avevamo perso traccia: una primavera luminosa e climaticamente stabile con piogge al momento giusto e nella giusta quantità, che ha permesso il graduale risveglio, dopo il riposo invernale, delle piante di olivo dalla Liguria al Friuli, dal Trentino all’Emilia Romagna, dalla Lombardia al Veneto. Una temperatura in progressivo aumento che ha consentito un’eccellente fioritura e un altrettanto positiva allegagione, fino a giungere quasi ovunque, all’inizio dell’estate, ad un ottimale sviluppo delle piccole olive.

Un’annata climaticamente buona

Successivamente, nella parte centrale dell’estate, le piogge sono mancate, un po’ in tutto il Nord e la grandine non si è fatta aspettare, colpendo, per fortuna, solo poche e limitate aree. La carenza idrica quasi ovunque ha parzialmente asciugato la polpa delle drupe e questo ha favorito spesso l’anticipazione della frangitura, complici anche le prime piogge autunnali che facevano presagire problemi in fase di raccolta. Un’annata, in ogni caso, all’insegna dell’abbondanza di olive. Ma, anche, un’annata che sarà ricordata per le rese basse, in alcuni casi bassissime. Difficilmente in frantoio si è superato il 12% di resa in olio e quasi ovunque la media è stata attorno al 10-11%. Un’annata che sarà ricordata, al tempo stesso, per l’eleganza, l’esilità e la florealità degli oli: il fruttato leggero è stato il denominatore comune quasi dappertutto, anche dove la raccolta è stata anticipata di molto a causa della precoce maturazione delle olive.

Per garantire la qualità bisogna risolverne uno dei problemi fondamentali… Come viene trasportato l’olio di oliva?

È proprio durante il trasporto verso l’utente finale che l’alimento rischia di più: ormai in bottiglia, spesso di vetro e quindi fragile, l’olio viene imballato per resistere a viaggi che possono durare dalle poche ore a settimane o mesi, a seconda della distanza percorsa e del mezzo di trasporto. Nel migliore dei casi è imbottigliato in recipienti scuri, che lo proteggono dalla luce, e viene trasportato d’inverno, quando non vi sarà il pericolo delle alte temperature e del sole a picco, ma purtroppo non sempre è così. Spesso il trasporto dell’olio avviene via camion: il problema di questo mezzo è l’imprevedibilità del livello di calore durante il viaggio, dato che può accadere che il camion rimanga in coda sotto il sole a temperature davvero molto elevate, e l’olio ne risenta. Ancora peggio è la situazione quando il trasporto avviene via nave, perché l’olio viene caricato in container posti sul ponte dell’imbarcazione, sotto il sole e in balia delle intemperie di mari e oceani, a volte per settimane o addirittura mesi.

Una soluzione definitiva al problema del trasporto…

BG fa del trasporto dell’olio d’oliva uno dei propri punti forti. Questa risorsa fondamentale e centrale nella dieta mediterannea viene mossa dapprima via terra, e successivamente, prima azienda italiana a farlo, puntando sullo sviluppo del trasporto marittimo, dove diventerà in breve tempo il punto di riferimento per tutto il settore della logistica alimentare.