Formaggi sostenibilità in gioco … UE : Un obiettivo raggiungibile, a partire dalla stalla.

Uno studio finanziato per oltre la metà dall’Unione europea ha permesso di calcolare in maniera dettagliata l’impatto delle varie fasi produttive del Grana Padano.

Uno studio finanziato per oltre la metà dall’Unione europea ha permesso di calcolare in maniera dettagliata l’impatto delle varie fasi produttive del Grana Padano. L’obiettivo dell’iniziativa, denominata Life Ttgg (The Tough Get Going, cioè I duri cominciano a giocare), è di rendere più sostenibile la filiera produttiva dei formaggi. Una finalità di grande importanza per l’Europa, visto che circa la metà delle emissioni agricole è dovuta all’allevamento e il Vecchio continente, tra le principali aree del mondo per la produzione lattiero-casearia, ha finora fatto poco. L’analisi si è basata sul calcolo dell’impatto della filiera dei due principali formaggi duri Dop, in termini di volumi, dei paesi più rappresentativi sul fronte della produzione casearia: Italia a Francia. Per quanto riguarda l’Italia, la filiera analizzata è stata quella del Grana Padano, che impiega il 24% del latte munto nel paese, mentre per la Francia è stato preso in esame il Comté, prima Dop francese. Il lavoro condotto ha previsto il calcolo dell’impronta ambientale dei sistemi produttivi di questi formaggi, realizzato applicando la metodologia Product Environmental Footprint (Pef).

Il primo risultato emerso è che la fase con un peso ambientale maggiore è indubbiamente quella della stalla, da cui deriva circa il 91% dell’impatto sull’intera filiera. Entrando nel dettaglio, risulta poi che, all’interno della stalla, gli elementi più ‘pesanti’ dal punto di vista ambientale riguardano la produzione e l’acquisto del foraggio, responsabile di oltre la metà delle emissioni. Ha invece un impatto intermedio (34%) la gestione delle deiezioni e delle fermentazioni enteriche degli animali. È infine residuale il peso ambientale dell’approvvigionamento di acqua, energia e materiale da lettiera (7%).

Il settore lattiero-caseario europeo rappresenta uno dei principali player a livello mondiale sia in termini di importazioni che di esportazioni, oltre a creare benessere e lavoro nel territorio dell’Unione. Se si analizzano gli impatti ambientali del settore, non va sottovalutato il suo contributo al surriscaldamento globale (le emissioni da fermentazione enterica degli animali costituiscono il maggior contributo del settore agricolo con quasi il 40% delle emissioni totali).

L’Italia e la Francia sono grandi produttori europei di formaggio (la Francia detiene il secondo posto dopo la Germania, mentre l’Italia detiene il sesto posto dopo Germania, Francia, Regno Unito, Polonia e Paesi Bassi). Al fine di migliorare l’efficienza dei processi produttivi di formaggi italiani e francesi, analizzare e ridurre la loro impronta ambientale e ottenere una produzione e un consumo più sostenibili, sono necessarie soluzioni da mettere in atto nell’intera catena produttiva, senza dimenticare le fasi di consumo e la gestione dei rifiuti (lo spreco di prodotti alimentari per consumo umano sfiora percentuali molto alte, secondo alcuni studi fino ad un terzo della produzione).

La Commissione europea ha prodotto regole basate sull’approccio di valutazione del ciclo di vita per identificare gli “hot spots” nella catena produttiva che possono offrire opportunità sia per ridurre gli impatti ambientali, sia per migliorare l’efficienza e la produttività. La Commissione europea ha prodotto anche numerosi documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques) per le industrie alimentari, delle bevande e del latte.

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